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Architettura
Fotografia d'architettura. Un campo estremamente complesso, dove regole, se così si possono chiamare, sono continuamente confermate e smentite, tanto che sembra superfluo definirle.

Questo genere di foto, fino a qualche anno fa, era legato a regole ferree, che richiedevano anche attrezzature particolari. Non erano ammesse linee cadenti, o deformazioni prospettiche e ottiche di qualunque tipo. Tutto ciò per la pretesa – discutibile – di rendere l’immagine fotografica quasi un documento tecnico, da cui poter risalire alle corrette proporzioni degli edifici ritratti. Il termine di paragone principale erano le foto di questo genere che comparivano sulle riviste specializzate di architettura, e quindi il ricorso ad ottiche decentrabili su robusti cavalletti era d’obbligo.
Negli ultimi anni la situazione sta cambiando.
Anche le riviste di settore cominciano ad apprezzare visioni prospettiche esasperate, elaborazioni sul colore e sulla composizione, accettando, anche in questo campo, l’idea che la fotografia è solo un modo di leggere, ed a volte interpretare, la realtà ritratta.
Inoltre il genere è divenuto più popolare, meno specialistico, e molti appassionati l’hanno eletto a loro genere preferito, spesso enfatizzando proprio quegli aspetti, propri delle leggi dell’ottica, che in origine venivano demonizzati: prospettive esasperate, linee fortemente convergenti, riprese dall’alto e dal basso, etc.
Resta la necessità di utilizzare, per scopi professionali, ottiche molto corrette, fondamentalmente per limitare le deformazioni e i cali di luce ai bordi, anche se oggi in parte correggibili in post-produzione.

Ciò non toglie la possibilità di correggere alcuni aspetti esasperati delle foto di architettura, quali proprio le linee cadenti. E’ abbastanza facile con programmi quali Photoshop, ma bisogna sempre tener presente la necessità di non arrivare ad immagini irreali, a meno che questo non sia espressamente voluto.

Insomma, la foto d’architettura oggi non pone più limiti alla fantasia, non richiede attrezzature specialistiche e permette facilmente di operare in post-produzione senza troppe remore etiche.

Quali sono i soggetti principali di questo genere di foto? Sicuramente edifici di ogni tipo, con qualità intrinseche nella loro ideazione o legate ad aspetti storico-critici. Ma anche manufatti di altro tipo, quali ponti, edifici destinati allo sport, attrezzature edilizie di parchi e giardini, finanche ad arrivare ad infrastrutture civili di notevole rilevanza o impatto: non è raro imbatterci in funghi/serbatoio o tralicci dalle forme curate e studiate in relazione al contesto in cui vengono calati.
E poi: la foto d’architettura può ritrarre gli edifici, o altro, nella loro interezza, ma può anche concentrarsi su particolari di essi, dettagli significativi dal punto di vista formale/funzionale.

Si potrebbe, certo, obiettare che anche i palazzoni di 30 metri delle nostre periferie sono architettura. Ma quel genere di foto lasciamole alle riviste specializzate e ai giornali di denuncia, noi dedichiamoci a manufatti in cui è possibile riconoscere qualche “valore”.